Il comitato civico intercomunale di Grassano e Tricarico Uno si distrae al Bivio, è nato dalla necessità di alcuni cittadini di far sentire la propria voce in seguito alla decisione dell’Amministrazione comunale di Tricarico di costruire in località Piani Sottani (bivio Tricarico-Grassano-Calle), una centrale a biomasse di ben 14 MW (approvata poi con delibera di Giunta Regionale n. 151 del 03.02.2009).
Una centrale a biomasse è un inceneritore che brucia la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani (dal D.Lgs. 387/2003).
Il decreto legislativo citato consente di trasformare anche le centrali a biomassa in possibili inceneritori perché accomuna la biomassa (cippato vergine, legna, oli vegetali) al Cdr (Combustibile derivato da rifiuti). Come dire che bruciare un tronco d’albero è come bruciare ecoballe o altri combustibili derivati da cicli di produzione del petrolio come il Pet Coke.
Il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale della Basilicata prevede, entro il 2020, un totale di 100 Megawatt di energia da biomassa: dato che per ogni impianto da 10 MW occorrono circa 120 mila tonnellate da biomassa all’anno, serviranno 1milione e 200mila tonnellate all’anno di materiale biologico per alimentarle tutte. Non basterebbero per questo i boschi di tutta la regione, nè i derivati dalle produzioni agricole e evidentemente antieconomica sarebbe la scelta di importare tutto questo materiale da fuori regione. L’esiguità dei costi di una ecoballa e le precedenti esperienze a livello nazionale, il caso dei rifiuti di Napoli e l’inserimento di infiltrazioni mafiose in questo tipo di affari, esprimono da sole il senso di angoscia che i cittadini lucani avvertono nel prendere coscienza di queste scelte che gravano sul proprio futuro.
Come mai natura, territori, ambiente, salute, storia e tradizioni della popolazione lucana vengono dimenticati di fronte agli interessi (economici) dei pochi che vedono la Nostra terra solo come una terra da depauperare???
– Il sito previsto per la centrale
- Questo provvedimento si è rivelato una palese violazione alle direttive comunitarie, che prevedono prima di procedere alla costruzione di impianti di grossa portata di consultare le comunità locali. Se gli abitanti della frazione di Piani Sottani non avessero sollevato il problema ci saremmo ritrovati con una megacentrale a biomasse già in corso di costruzione.
- Accanto a questo sopruso politico, sono state rilevate gravi irregolarità procedurali nella presentazione del progetto di costruzione della centrale, già fatte emergere di fronte agli organi preposti .
- La costruzione di un impianto di questa portata porterà più inquinamento nelle nostre aree. Pur bruciando materiale per definizione” biodegradabile”, le emissioni di polveri fini ed ultrafini, metalli pesanti, diossine fino a un raggio di circa 20 km, saranno sempre presenti, con grave danno per la nostra salute.
- Fondamentale è inoltre la questione degli approvvigionamenti: il nostro territorio non è in grado di fornire le ingenti quantità di legname necessarie per il funzionamento della stessa (visualizza la richiesta di informazioni che il Comitato ha presentato al Presidente del Parco di Gallipoli-Cognato e il comunicato di risposta dell’Ente Parco in questione). Poichè il costo del trasporto di biomasse da territori lontani ridurebbe notevolmente la convenienza dell’impianto, chi ci dice che in seguito non brucerà spazzatura? Numerosi casi a livello nazionale dimostrano che basta poco per ottenere una autorizzazione regionale che trasformi una centrale a biomasse in un inceneritore di CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti).
- Desertificazione di un’insediamento dal chiaro indirizzo rurale, dovuto sia alla riforma agraria degli anni ’50, sia ai recenti investimenti in coltivazioni biologiche e allontanamento delle circa 40 famiglie che abitano il territorio.
La costruzione di questo impianto sarà la fortuna economica di pochi e la tragedia di molti, dal momento che i pochi “affaristi” potranno usufruire dei finanziamenti pubblici (CIP 6 e certificati verdi ), che noi stessi paghiamo puntualmente nella bolletta ENEL sotto la voce “fonti energetiche rinnovabili”. L’inquinamento, la svalorizzazione delle terre, le pesanti ripercussioni sulle produzione agricole e zootecniche e il disboscamento dei parchi Regionali, sarà invece una questione tutta NOSTRA.
Il comitato propone quindi, un fermo e deciso NO alla costruzione della centrale, per l’ingiustizia che subiranno i nostri nonni, i nostri padri e i nostri figli che hanno reso fertili terre fangose e continuano a sperare in un futuro libero e dignitoso. Ad un tratto la politica dimentica la storia e decide per un impianto a biomasse di 14 MW .
Il comitato non è contro il progresso energetico ma è contro scempi che distruggono, a unico vantaggio del privato, ciò che è stato costruito in anni di dura fatica.
– Il sito previsto per la centrale
Il progetto definitivo e le relative perizie, prevedono che la centrale venga installata in località Acqua Frisciana. Tuttavia, i terreni acquistati dalla Clean Energy Srl, società titolare della concessione, sono ubicati in località Piani Sottani attigui all’omonimo lago.
Com’è possibile che il cambio di località sia stato fatto senza successive approvazioni o valutazioni di conformità? E’ possibile che dopo la concessione della autorizzazione la Società in questione possa spostare a propria discrezione l’ubicazione prevista per l’impianto?
La protesta popolare e interamente apartitica portata avanti dal Comitato ha ottenuto già dei buoni risultati, tra i quali:
- La delibera del Consiglio Comunale di Grassano contro la costruzione della centrale a biomasse in località Acqua Frisciana, votata all’unanimità.
- La delibera del Consiglio Comunale di Tricarico in cui si chiede alla Regione Basilicata di verificare la procedura amministrativa dell’iter di approvazione del progetto.
- L‘approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Regionale riunitosi in data 13/01/2010, di due mozioni che impegnano l’Assessore alle Attività produttive e la Giunta Regionale a sospendere e revocare la delibera di autorizzazione alla costruzione della centrale a biomasse a Tricarico concessa alla Clean energy. L’apparente apertura palesata dalle istituzioni verso le istanze portate avanti dalla popolazione interessata non ha però impedito ai nostri politici di dimenticare a così pochi mesi di distanza, le dichiarazioni sulla irregolarità della procedura amministrativa di aggiudicazione e la necessità di approfondire la questione. Visualizza la richiesta presentata dal Comitato ai Consiglieri Regionali (alla quale è stato allegato un faldone di numerose pagine comprendenti tra l’altro, le perizie geologiche, uno studio sulle malattie connesse a questo tipo di centrali e l’elenco delle aziende che producono e sostengono le coltivazioni biologiche nella zona interessata) e il Verbale del Consiglio Regionale 2010.01.13 .
- L’inoltro di un esposto-denunzia alla Procura della Repubblica di Matera, per il tramite della Stazione dei Carabinieri di Tricarico, che così in data 21/06/2010, consente al Comitato di rivolgersi alla magistratura affinché si faccia chiarezza sulla questione della centrale e si trovino quelle risposte che la politica ha rifiutato di fornire con chiarezza.
- La costituzione e la registrazione formale del Comitato e la comunicazione all’Ufficio Energia, passaggio necessario per formalizzare la richiesta di partecipazione ad eventuali procedimenti amministrativi da parte delle popolazioni coinvolte nella vicenda.
- Altri e numerosi tentativi di risolvere l’annosa questione tramite il coinvolgimento e il dialogo con le rappresentanze politiche coinvolte: dopo la pausa elettorale e il “silenzio” delle istituzioni, in data 26 luglio 2010, il Comitato faceva pervenire all’Ufficio Energia del Dipartimento Attività Produttive della Regione Basilicata una nota con cui si chiedeva, a seguito del mancato inizio dei lavori di costruzione della centrale, di formalizzare il provvedimento di decadenza dell’autorizzazione. Si trattava di una richiesta che doveva solo contribuire a eliminare ogni dubbio sul fatto che l’unica strada percorribile fosse ormai solo quella già segnata dalle mozioni approvate da Consiglio Regionale e dal rispetto della legalità.
- Fuori da ogni logica invece, agli inizi del settembre 2010 la Giunta Regionale approvava la delibera di proroga per l’inizio dei lavori concessa alla Clean Energy (parzialmente di 6 mesi contro la richiesta fatta dalla Clean Energy di un anno), incurante delle istanze emerse dalle popolazioni interessate e delle precedenti decisioni assunte dal Consiglio in materia.
- Alle due manifestazioni già organizzate dal Comitato, seguirà quindi una terza manifestazione che si terrà a Tricarico il giorno 9 ottobre 2010, contro la centrale e contro la Regione. A questa si aggiunge l’impugnazione dinanzi al Tar della Basilicata della delibera con cui stata rilasciata la proroga, affinchè ogni tentativo di far regnare la giustizia in questa situazione non venga tralasciato.
- Una serie di incontri pubblici di informazione e sensibilizzazione sul tema della difesa delle nostre terre. Il 30 Gennaio 2010 associazioni ambientaliste e comitati civici si sono incontrati allo scalo di Grassano-Garaguso-Tricarico per discutere sulle prossime iniziative energetiche previste in Lucania. Tutti hanno manifestato con forza la volontà di far rete e di creare una piattaforma comune di informazione e di azione per monitorare con costanza i processi decisionali degli enti amministrativi e costringere questi ad agire con trasparenza e a rispondere alle reali esigenze del territorio.
- Annullamento definitivo del progetto di costruzione della centrale al Bivio;
- Costituzione di un comitato, civico e apartitico, di controllo e valutazione dei processi decisionali degli enti locali che decidono il nostro futuro;
- Coinvolgimento delle popolazioni locali nelle scelte che riguardano il nostro ambiente e la nostra salute, perchè i lucani si riapproprino del “bene comune” e ritornino ad essere protagonisti dello sviluppo del proprio territorio.
Il comitato ringrazia quanti fino ad ora hanno scelto di collaborare con noi e quanti, presi dal loro senso civico, continueranno a lottare per essere attori partecipi e coscienti dello sviluppo del proprio territorio.
Scarica la brochure del Comitato
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